Il Salotto buono
La stanza è stata il salotto buono del palazzo fino all’ottocento, ed è diventata camera da letto nel novecento.
Il salotto era già affrescato nella descrizione del 1794, le pitture quindi dovevano essere anteriori anche a quelle della sala principale. Le pitture attuali risalgono al XIX secolo e sono opera di Gamberucci.
La stanza è utilizzabile come sala da pranzo o come spazio per piccoli concerti, convegni, presentazioni di libri, ed altro; può prestarsi inoltre per esposizioni di opere pittoriche o fotografiche, i quadri alle pareti di questa stanza sono realizzati da Michela Marinai.
Inoltre, utilizzando il divano letto presente, la stanza funziona anche da camera matrimoniale. Nella descrizione fatta nel 1794 dalla commissione incaricata di inventariare i beni del palazzo si trovano in questa stanza detta salotto buono dipinto a fresco o salotto del camino: alle pareti quattro elaborate ventole con suo ornamento di cornici intagliate, e dorate a oro, con i suoi cristalli da ogni padellina si dipartono tre viticci che sostengono le luci sagomati con nappe, e cordoncini di filaticcio verde; sopra il prezioso caminetto in marmo intarsiato nel muro vi è uno specchio con sua cornice dorata alto circa un braccio e mezzo; un canapé di legno tinto celeste fiorito , con suo cuscino, spalliera, e guanciali, foderata d’indiana, fondo celeste e giallo, anzi bianco; vi sono inoltre ben ventidue sedie destinate ai numerosi ospiti.
Il caminetto, giudicato di grande valore ed espressamente computato nella valutazione del palazzo, è stato smontato e venduto dai Ricciarelli.
La volta fu stonacata nel 1859 e quindi sono andati persi gli antichi affreschi.
I dipinti attuali sono opera di Lodovico Gamberucci e risalgono al 1874, consistono in una garbata ornamentazione monocroma in finto stucco all’interno della quale vi sono raffigurati dei paesaggi probabilmente di fantasia ispirati a quelli dell’Italia Meridionale, mentre alle pareti, oggi monocrome, nel passato vi erano pitture rappresentanti delle donne nel gesto di reggere dei tendaggi.
Nel 1855, nella stesura di un inventario, vi si trova il famoso “Elia nel deserto”, il più importante quadro dipinto da Daniele Ricciarelli, ricordato nel palazzo dal 1772 e posto precedentemente nel salotto rosso. Nel salotto rosso erano ospitati anche una riproduzione di una deposizione dalla Croce (potrebbe trattarsi della Deposizione affrescata da Daniele tra il 1545 ed il 1547 nella Cappella Orsini, posta nella SS. Trinità dei Monti) ed un ritratto di Daniele Ricciarelli, molto ricercato dal Vasari, ma oggi purtroppo scomparso. Non ci sono invece notizie nell’inventario del 1855 del quadro di Daniele Ricciarelli rappresentante la
Madonna col Bambino, San Giovannino e una Santa, che nel 1888 pervenne per vie ereditarie alla famiglia Pannocchieschi d’Elci di Siena insieme all’ Elia nel deserto. Il salotto buono era parte di due serie di sale en filade. La più antica era costituita da tre salotti: il salotto buono dipinto a fresco o del camino, il salotto buio o giallo o del biliardo ed il salotto rosso. L’altra, parallela alla via principale, era costituita da una fuga di circa 27 metri: vi erano la sala di ingresso, il salotto buono dipinto a fresco, la stanza attigua al salotto buono dipinto a fresco affrescata dal Gamberucci nel 1880 (la stanza era usata come cappella, nel soffitto, oggi decorato con semplici disegni geometrici, rimangono tracce di disegni di teschi), e due salotti facenti parte del palazzo già Pagnini (probabilmente di uno studio destinato a scrittoio dipinto alla raffaellesca dal Gamberucci nel 1883 e di un altro salotto con altre pitture del solito autore). Il dipinto “Elia nel deserto” nel Luglio 2018 è stato acquisito dalgli Uffizi di Firenze.